Il Gioiello dell’Arco Reale

ra i gioielli quello dell’Arco Reale è considerato, per fondati motivi e per la ricca simbologia, il più importante. Esso è parte essenziale dell’abbigliamento di un Compagno dell’A.R. Viene portato sul lato sinistro del petto e avrà un nastrino tricolore (blu, celeste e cremisi) per gli appartenenti al Gran capitolo ed ai Capitoli Provinciali, cremisi per i Compagni installati Principali e bianco per gli altri Compagni.

Il gioiello è costituito da due triangoli intrecciati, chiara metafora della duplice natura della Muratoria e dei suoi insegnamenti, nonché della natura spirituale e materiale dell’uomo.

Ciò è esemplificato nella cerimonia di apertura e di chiusura del Capitolo, quando i Principali si dispongono a guisa di un triangolo, mentre con le mani formano due triangoli, così facendo essi riuniscono il mondo spirituale con il mondo materiale.

La Muratoria dell’Arco Reale è essenzialmente cristiana e spirituale sia nei contenuti che nei rituali. I due triangoli erano un emblema adottato anche dagli antichi cristiani per significare la duplice natura dell’Uno, uomo e Dio. Il tre è un numero ricorrente nell’A.R.

Nel capitolo vi sono 3 Principali, 3 Soggiornanti, 3 sono le sillabe della Parola, e 3 sono le grandi Luci e 3 le piccole.

Al centro dei due triangoli intrecciati e quindi del Gioiello, è posto un sole. Ma questo sole, inscritto in un triangolo, non è il medesimo sole della Muratoria, descritto come un luminare della natura. Esso è, invece, il simbolo della Divinità.

I triangoli ed il sole sono circoscritti in due cerchi concentrici: il cerchio interno è emblema delle Divinità e della Sua Onnipresenza, mentre quello esterno della Eternità.

 

In basso, fuori dai due cerchi concentrici, vi è un piccolo cerchio, rappresentante l’eternità.

In esso è posta una triplice Tau che, come recita la Lettura Mistica, allude alla Divinità.

La triplice tau è sempre stata l’emblema dell’A.R. ed è presente sul Gioiello, sulla fascia e sul grembiule dei Compagni, cioè tre volte tre.

La triplice tau dell’A.R. è il completamento del viaggio spirituale del Candidato nella Muratoria e dei tre passi regolari.

Sul Grembiule del Maestro Venerabile installato ci sono tre tau separate; la loro unione avverrà nell’A.R. e ciò lo condurrà alla Divinità.

Una interpretazione del 18° sec., considera la triplice tau come una T sovrapposta ad una H, facendo riferimento al Templum Hierosolymae, cioè al Tempio di Re Salomone.

Intorno al cerchio, contenente la triplice tau, vi è un cartiglio e sul suo retro, si trova fa scritta “Esaltato” ed accanto due spazi liberi dove viene inciso il nome ed il numero del Capitolo.

Una duplice triade in latino è inscritta nei cerchi concentrici:

“Deo, Regi, Fratibus, Honor, Fidelitas, Benevolentia” e si legge:

“Deo Honor”, “Onore a Dio”;

“Fratibus Benevolentia”, “Amore per i Fratelli”. L’iscrizione è una traduzione in Latino di un verso del Poema Regio, opera del XIV sec.

Sul retro dei triangoli intrecciati si trova un’altra triade doppia: “Concordia, Verità, Pace” sul primo “Saggezza, Potenza, Bellezza” sull’altro.

L’allusione non è alla Saggezza di re Salomone, né alla Potenza di Re Hiram re di Tiro, né alla bellezza di Hiram Habif, bensì alla Onniscenza, alla Onnipotenza ed alla Omnipresenza del V.V.I.A.

Questi attributi divini vengono sempre ricordati all’apertura e chiusura del Capitolo dell’A.R.

Sul cartiglio, intorno al circolo nel quale è inscritta la “Triplice Tau”, nella parte «verso», si legge “Nil nisi clavis deest”, “Nulla si trova senza la chiave”. Un simile concetto è espresso anche nella iscrizione tra i due cerchi concentrici: “Si talia jungere possis sit tibi SCIRE SATIS” “Se sei capace di congiungere queste cose, hai capito molto”.

Riesaminando i due triangoli intrecciati, dalla parte retro, troviamo un’altra doppia triade, ma quella del secondo triangolo è incompleta.

Sul triangolo con il vertice in alto, quello spirituale, si legge: “Abbiamo trovato”. La medesima frase è ripetuta sugli altri due lati in greco e latino. Sul triangolo con il vertice in basso, quello materiale, si trova uno spazio libero sulla base e sui lati la scritta: “Cultor Dei, Civis Mundi”.

Sul certificato del Gran Capitolo dell’A.R., come su quello della Gran Loggia e quindi sul gioiello dell’A.R. si trova uno spazio libero per scrivere il nome del Compagno.

Una volta inserito il nome la frase può essere letta così: «X.Y., Cultor Dei, Civis Mundi”. In italiano: “X.Y. è un adoratore di Dio, un cittadino del Mondo” ed associandola con quella del triangolo spirituale “ed egli ha trovato la chiave”.

Milleottocento anni or sono, Clemente d’Alessandria scriveva che “tutta la verità è velata nelle favole enigmatiche, nelle leggende e nelle allegorie”; la Muratoria è ricca di allegorie, ma la più importante è quella della ricerca della “Parola”.

Il Compagno che pensa di avere trovato la chiave nella scoperta del S. e M.N. e, deve riflettere e ricordare che non è sufficiente dire “Signore, Signore”, ma piuttosto “fare il Volere di Dio”. L’insegnamento della Muratoria è che la chiave di volta è celata sotto il materiale di scarto.

Nel Vangelo di Giovanni Cap. I si legge: “Nel principio era la Parola”.

Questa è la chiave dell’allegoria ed il Compagno che ha compreso la parola è degno di avere il proprio nome inciso sul Gioiello.

“Se tu capisci ciò, sai molto”, perché la Parola, il Volere di Dio, contiene tutti i precetti, gli insegnamenti, i principi della Muratoria.

Felice il Muratore che ha trovato la Parola e cerca di comprendere pienamente il significato, che ha trovato la pietra di volta e cerca di usarla nella costruzione del suo Tempio.

La Muratoria è una antica corporazione, ma all’inizio “vi era la Parola di Dio” e in “essa vi è la Potenza”.

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