Massoneria e Spiritualità

uando si parla dell’arte muratoria si tende a considerarla da varie angolature ma si tende a non considerare l’aspetto della spiritualità. Eppure l’origine dell’istituzione ha le sue radici nelle tradizioni mistiche di varie culture. Rosacroce, Sufi ed Alchimisti. Il fiume sotterraneo del misticismo da vita e forza a tutto il movimento, Questa forza e questa vitalità che la Muratorìa presenta tuttora , dopo varie centinaia di anni di attività alla luce del sole, è percepibile distintamente quando si entra in contatto con l’istituzione. Non dobbiamo però trascurare l’importante aspetto sociale e quello della solidarietà. Vari sono i livelli di approccio con cui si può interagire, L’uno fa appello alla coscienza religiosa più profonda dell’uomo mentre l’altro tocca più gli aspetti intellettuali e pratici dello spiritualità, spirito intuitivo più che discorsivo, mistico più che logico. In cosa consiste la spiritualità muratoria? Essa è l’arte di vedere nella propria natura essa indica la via che conduce dalla servitù alla libertà. Facendoci attingere direttamente alla fonte della vita, essa ci emancipa dai gioghi sotto i quali noi esseri finiti soffriamo in questo mondo. Possiamo dire che la muratoria libera tutte le energie naturalmente immagazzinate in ciascuno di noi le quali nelle circostanze normali sono contratte e deviate, tanto da non trovare un modo adeguato di espressione. Il nostro essere lo si può paragonare ad una batteria elettrica che racchiude, allo stato latente, un potere misterioso.

Quando non può agire in modo conveniente questo potere intristisce. Ciò che intendiamo per libertà è dar libero sfogo a tutti quegli impulsi creativi e benefici insiti nel nostro animo. In genere siamo ciechi di fronte al fatto che noi possediamo le facoltà necessarie per essere per essere felici e per amarci gli uni con gli altri. Ma quando la nube dell’ignoranza si dissipa si manifesta la nostra vera natura. La mente razionale non è in grado di percepire ciò, una facoltà più alta dell’intelletto deve cogliere la natura del proprio essere, esso infatti sembra esistere sulla linea di confine tra infinito e finito infatti l’intelletto non è in grado di risolvere i problemi che lui stesso crea. Per cui va messo da parte e bisogna ricorrere a qualcosa di più alto e di più luminoso. L’intelletto ha in se infatti una particolare qualità perturbatrice. La spiritualità massonica si esprime con gli emblemi. Un emblema è un insieme di simboli una costellazione che presi nell’insieme sviluppano un discorso completo; essi non si spiegano, ma si indicano soltanto, essi non usano circonvoluzioni e non generalizzano ma trattano sempre di fatti concreti e tangibili. -Tutte le manifestazioni o dimostrazioni esteriori non vannoÏ considerate in se stesse esse indicano solo la direzione lungo la quale si devono cercare i fatti.

L’istituzione non può essere oggetto di una analisi logica o di una esposizione intellettualistica. essa deve essere sperimentata da ciascuno direttamente e personalmente nel più profondo dello spirito.

Come due specchi senza macchia si riflettono a vicenda , così il fatto e il nostro spirito debbono stare l’uno di fronte all’altro senza che nulla si intrometta. E’ allora che si sarà capaci di cogliere il fatto nella sua realtà viva e vibrante. Prima di tale momento la libertà è una parola vuota.

La massoneria la si può considerare come una disciplina che mira alla costruzione del carattere, ma questo va inteso in senso più ampio di come lo si può intendere normalmente. Perchè la nostra vita ordinaria si svolge solo ai margini della personalità, Qualsiasi disciplina sarà comunque inefficace se non muove gli strati più profondi dell’anima.

Gli emblemi e la spiritualità massonica sono atti e simbologie molto più complessi di quanto non appaiono a prima vista l’intenzione non è di risultare incomprensibili, non vogliono confonderci; avendo la chiave di lettura sono di realizzazione immediata, ma finché non ci innalziamo all’altezza dei maestri che hanno ideato l’istituzione non possiamo ottenere la loro stessa visione della vita. L’essenziale infatti verrà espresso in modo nascosto e in parabole per mettervi alla prova.

La caratteristica particolare delle nostre simbologie è che esse diventano intelligibili dopo che si è passati attraverso lotte interne e la successiva ricostruzione perchè sono le esperienze dirette e personali ad essere evolutive, non un sapere raggiunto mediante analisi o comparazioni.

Dobbiamo preparare la nostra mente affinché impari ad essere recettiva. Sul piano psicologico si può dire che la ritualità libera energie in noi accumulate di cui in circostanze normali non siamo coscienti.

La mente umana è di solito è sommersa da pregiudizi intellettuali e detriti sentimentali di ogni specie. Utili nella vita di ogni i giorno, ma è a causa di questi aggregati che la nostra vita è spesso confusa e conflittuale. ma quando vogliamo uscirne, essi ci vincolano oscurando il nostro orizzonte spirituale. E’ come se vivessimo di continuo sotto costrizione, desideriamo profondamente la libertà ma sembra che non ci sia dato di raggiungerla. La simbologia con la sua essenzialità dimostra che comprendendola nel modo giusto ci libereremo dalla schiavitù. Ma la comprensione non è facile essendoci abituati da lungo tempo all’oppresione ci è difficile rimuovere l’inerzia mentale, essa ha messo radici profonde nel nostro essere tanto che è necessario sovvertire tutta la struttura della nostra personalità. La via della reintegrazione è cosparsa di lacrime e di sangue.

In un famoso testo buddista: il Sutra della causa e dell’effetto viene detto che solo un Buddha può capire un altro Buddha, perchè se la nostra vita soggettiva non si innalza allo stesso livello del Buddha, molti elementi costitutivi della sua vita interiore ci sfuggiranno

Ciò che viene conseguito nell’illuminazione non può essere trasmesso agli altri. Il contenuto dell’illuminazione fu spiegato dal Buddha come il Dharma che deve essere direttamente percepito al di la dai limiti del tempo e dello spazio, e che deve essere sperimentato personalmente ognuno da se. Ciò significava che il Dharma era l’oggetto di una intuizione che non si poteva raggiungere per via discorsiva.

Per intendere la verità dell’illuminazione si deve far agire un potere della mente diverso dall’intelletto, sempre che si possegga un tale potere.

Con la meditazione noi poniamo attenzione su di una verità filosofica o religiosa finchè la si comprenda completamente ed essa si incida nella coscienza più profonda. La meditazione si pratica in un posto tranquillo lontani dalla confusione e dal frastuono del mondo. E’ evidente che che nel Buddha la causa efficiente dell’illuminazione non fu la sua attività intellettuale ciò che egli sperimentò in questo punto fu troppo profondo troppo penetrante troppo vasto nei suoi effetti per essere pertinente alla mera logica. La soluzione intellettuale di un problema può essere soddisfacente ove lo sbarramento sia stato rimosso, ma non ha un carattere così radicale da investire la profondità della vita dell’anima. Possiamo affermare che la volontà è l’essenza dell’uomo e solo con questa egli è in grado di superare gli ostacoli posti dall’intelletto.

Quando si raggiunge l’illuminazione, la nostra visione raggiunge le profondità dell’essere per cui ne prendiamo coscienza nella sua realtà. Si ha l’esperienza di vedere noi stessi senza riflessione o interferenze sono sospesi confronti o giudizi non c’è un procedere passo per passo ora in un senso ora in un altro, la cosa viene vista e con ciò tutto ha termine senza che fosse necessario parlare, discutere o spiegare. Questa visione rappresenta qualcosa di completo in se stesso non conduce a qualcosa di altro dentro o fuori di qua o di la da essa. Così la esperienza di illuminazione non la si comprende se la si riferisce all’intelletto, perchè non fornisce mai una soluzione completa. L’esperienza psicologica dell’illuminazione scuote le profondità dell’essere, la reazione emotiva nel momento dell’illuminazione sarà proporzionale all’intensità di questo sentimento.

Maister Eckhart, il grande mistico tedesco, ha più volte parlato della visione delle cose in un solo pensiero quando scrive “l’occhio con cui vedo Dio è lo stesso occhio con cui Dio vede me. Il mio occhio e l’occhio di Dio sono un solo occhio e una sola visione e una sola conoscenza e un solo amore”. L’idea della inversione è ancor più chiaramente espressa da Jacob Bs¼hme con l’immagine dell’ “Occhio a visione circolare” col quale si percepisce Dio. Perciò l’illuminazione implica sia la volontà che l’intelletto. Un fatto intuitivo che nasce dalla volontà.

La volontà vuole conoscersi come è in se stessa, deve sorgere ad un certo punto una nuova visione al di la del circolo chiuso del ragionamento che dalla decadenza a dalla morte risale fino all’ignoranza e che partendo dall’ignoranza giunge fino al destino di decadenza e di morte. Questa è una strada chiusa.

Illuminazione è l’eliminazione dell’ignoranza e non è un atto dell’intelletto, bensì la trasformazione, il rimodellarsi dell’intero essere attraverso l’esercizio della facoltà più profondamente radicata e più fondamentalmente innata in ciascuno di noi – se l’illuminazione fosse un semplice vedere o intuire essa non avrebbe un potere catartico tale da neutralizzare completamente ogni passione e dare un senso di libertà perfetta. Semplici intuizioni non possono giungere sino alla radice della vita dissipando ogni dubbio e recidendo ogni vincolo di attaccamento, quando la nostra scienza non sia già ben preparata ad afferrare il Tutto nella sua totalità e secondo assoluta realtà.

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