Mefistofele e la Loggia

l pavimento a scacchi della loggia è un simbolo molto complesso e si presta a numerose allegorie ed è fondamentale che lo si consideri prima di ogni altra cosa. Nei nostri lavori ci muoviamo su di esso, così come all’esterno ci muoviamo sulla scacchiera della vita. Esso crea un luogo peculiare al di fuori del tempo dove i nostri simboli prendono vita, quasi che sia un cerchio magico. Sostanzialmente rappresenta, prima di ogni cosa, il dualismo che è la palestra della nostra esistenza. Quando l’universo è emerso dalla non esistenza, dall’“Uno” è nato il “duplice”, gli opposti, la luce e l’ombra. Il nostro cammino, la nostra ascesi, ci porta verso l’unione degli opposti per ottenere la reintegrazione dell’unità primigenia. In loggia impariamo a considerare il pavimento come la sintesi dell’esistenza umana con le sue gioie e i suoi dolori, le sue luci e le sue ombre. Delle luci dovremmo conoscere abbastanza ma credo che sia utile parlare delle ombre per inquadrarle nella loro vera natura. Dal nostro punto di vista le parti oscure sono identificabili approssimativamente con un personaggio: quello di Mefistofele. Il suo nome significa “Colui che odia la luce”. Egli era un personaggio della demonologia e letteratura medievale.

Goethe lo recupera e lo riabilita nella sua opera più famosa: “Il Dottor Faust”, che nonostante le apparenze è un’opera alchemica dall’inizio alla fine. Mefistofele assiste il dottor Faust dal momento in cui vende la Propria anima al Principe dell’Inferno. Goethe ha trasformato il personaggio medievale di Mefistofele in simbolo metafisico, in un potente stimolo evolutivo, affinchè l’umanità non si addormenti in una Pace ingannevole e amorfa. Mefistofele senza esserne cosciente, ha l’incarico di svolgere nel mondo il ruolo dell’ inquietudine feconda e creatrice; ha dunque un suo posto nel progresso evolutivo come uno dei fattori essenziali, anche se negativi, del divenire universale. E’ lui che dice sconsolato a Faust.

La visione globale del progresso, il suo armonioso progredire, sfuggono alla sua intelligenza limitata, egli crede di condurre gli uomini alla dannazione mentre, alla fine, questi trovano la salvezza. Il mistificatore è sempre mistificato. Possiamo vedere in Mefistofele la tendenza perversa della razionalità che risveglia le forze dell’inconscio solo per attingervi poteri e soddisfazioni invece di integrarle nell’insieme armonioso degli atti umani. E’ l’apprendista stregone che gioca con l’inconscio e lo porta alla luce della coscienza soltanto per schernirlo meglio.

La coscienza, risvegliata, dovrà liberarsi dal giogo del razionalismo, e tracciare essa stessa la propria via, colui che l’ha risvegliata diventerà così la vittima. Tutto ciò che non abbiamo risolto si ripresenterà periodicamente davanti a noi finchè non riusciremo ad integrarlo nella nostra coscienza. Mefistofele è il simbolo della vita stessa, con tutti gli equivoci e le sfide che essa comporta. Faust non era riuscito a vivere pienamente una parte importante della sua gioventù, in conseguenza di ciò, aveva rinunciato ad una parte di se ed era rimasto incompleto. Gli obiettivi della ricerca metafisica, cui aveva dedicato la sua esistenza, continuavano ad essere irrealizzati. Gli ripugnava far fronte alla sfida della vita, a provarne sia il male che il bene. Tale aspetto del suo inconscio viene illuminato da Mefistofele. Questo richiamo del lato oscuro della personalità, dell’energia che esso rappresenta e del suo ruolo nel preparare l’uomo alle lotte della vita, è un momento fondamentale di transizione e di perfezionamento.

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